IL PENSIERO VERTICALE IN ASTROLOGIA

Avete presente la storiella secondo la quale useremmo solo il 20% del nostro potenziale intellettivo? Non sono sicuro che sia vera, ma, se lo è, deve avere qualcosa a che fare con quanto sto per esporre riguardo al pensiero verticale.
Il pensiero VERTICALE è così detto perché connette elementi che si trovano su diversi piani ORIZZONTALI di manifestazione, formando trasversalmente delle catene di termini che sono uniti tra loro da un filo non immediatamente visibile. Viene anche detto pensiero ANALOGICO, perché opera questa connessione attraverso il principio dell’ANALOGIA.
L’astrologia utilizza molto il pensiero verticale; per questo ne stiamo trattando. Nella pratica astrologica l’intuito gioca un ruolo importante, sopratutto se può spaziare su una solida base di esperienza e conoscenza diretta della vita. Epperò l’astrologia si fa sopratutto pensando e ragionando: si ragiona alternando il pensiero analogico-verticale al pensiero logico-lineare (o logico-orizzontale) che nella nostra epoca è diventato di fatto la modalità standard (un monopolio nei confronti del quale malauguratamente non esiste alcuna forma di antitrust). 
Vorrei provare a farvi comprendere la differenza tra i due tipi di pensiero, in modo concreto e tangibile, adoperando l'esempio della Luna: che relazione intercorre tra questo corpo celeste, in quanto oggetto astronomico, e i significati del simbolo astrologico? Non mi limiterò a fornirvi un elenco di significati senza motivarne l’origine, ma appunto proverò a ricostruire come essi sono stati ricavati attraverso l’osservazione e l’applicazione del principio di analogia. Prima però, per poter fare un confronto, proviamo per un attimo a guardare alla Luna con i soli occhiali della scienza. Se guardiamo alla Luna da un punto di vista strettamente scientifico/ astronomico, stiamo usando un pensiero orizzontale, perché ci muoviamo all’interno di un unico piano di manifestazione: il mondo fisico. In questa prospettiva, la Luna e tutti i suoi attributi vengono misurati, denominati, classificati e spiegati con leggi espresse con matematica precisione. Diciamo dunque qualcosa della Luna da questo punto di vista, senza entrare in un ambito troppo tecnico e restando a un livello di informazione che sia comprensibile e di interesse per le persone comuni.
PROFILO ORIZZONTALE DELLA LUNA
Dal punto di vista astronomico la Luna è un satellite della Terra. Rispetto agli altri satelliti del sistema solare, è eccezionalmente grande rispetto al pianeta attorno a cui orbita: il suo diametro è un 1/4 di quello terrestre, anche se la sua massa è molto minore (l’1,23% circa). Nel sistema solare, solo Caronte nel confronto con Plutone ha dimensioni proporzionalmente maggiori (ha una massa che è l'11,6% di quella di Plutone). In quel caso tra l’altro si parla di pianeta doppio, più che di pianeta e satellite, perché il centro di gravità dei due corpi è esterno a entrambi, mentre nel caso del sistema Terra-Luna il centro di gravità è localizzato 1700 km al di sotto della superficie terrestre.
La Luna completa un'orbita attorno alla Terra in media ogni 27 giorni, 7 ore, 43 minuti e 12 secondi. Un osservatore sulla Terra conta però circa 29 giorni, 12 ore, 44 minuti e 2,9 secondi tra una nuova Luna e la successiva, per via del contemporaneo movimento di rivoluzione del nostro pianeta.
ll piano dell'orbita lunare è inclinato di 5°8' rispetto all’orbita della Terra intorno al Sole (eclittica). I punti in cui l'orbita lunare interseca l'eclittica sono chiamati “nodi lunari”. Le eclissi solari si verificano quando un nodo coincide con una luna nuova, le eclissi lunari quando un nodo coincide con una luna piena.
La Luna ha una rotazione “sincrona”: la durata del suo moto di rotazione sul proprio asse è cioè perfettamente uguale a quella del suo moto di rivoluzione intorno alla Terra. Per questa ragione, la Luna ci mostra sempre la stessa faccia e ce ne nasconde perennemente un’altra. Il lato nascosto del nostro satellite non è stato mai osservato fino alle esplorazioni spaziali degli anni ’60.
In realtà noi possiamo osservare un po' più della metà della superficie lunare (circa il 59%) per il fenomeno delle librazioni, delle oscillazioni apparenti del nostro satellite causate da lievi sfasamenti tra i moti di rotazione e rivoluzione, i quali sono dovuti in sostanza al fatto che l’orbita di rivoluzione della Luna attorno alla Terra non è perfettamente circolare.​​​​​​​
Gli esseri umani hanno cominciato 5.000 anni fa a creare rappresentazioni della superficie lunare di una certa complessità. Dal XVII secolo gli astronomi iniziarono a mappare la faccia visibile della superficie e ad assegnare nomi agli elementi principali, soprattutto dopo l'invenzione del telescopio. Molti dei mari e dei crateri hanno ricevuto una denominazione. Dal 1919, l'Unione astronomica internazionale si occupa di catalogare gli elementi della superficie lunare e assegnare loro un nome ufficiale. Oltre agli elementi sopra citati, anche altri elementi meno comuni hanno ricevuto una denominazione, come monti, catene, fossi, valli e altro ancora. Dagli anni 1970, anche agli elementi della faccia nascosta, fino ad allora sconosciuti, è stata assegnata una nomenclatura. Con l’evolvere della capacità tecnologica la topografia della Luna è stata misurata utilizzando tecniche sofisticate quali l'altimetria laser e l'analisi stereoscopica delle immagini.​​​​​​​
La caratteristica topografica più rilevante della Luna è l'enorme Bacino Polo Sud-Aitken (PSA), situato sulla faccia nascosta della Luna e pertanto non direttamente visibile. Si tratta probabilmente di un vasto cratere da impatto di circa 2.500 km di diametro, il più grande del nostro satellite e uno dei più estesi dell'intero sistema solare. Gli scienziati ritengono che la Luna per gran parte della sua storia antica sia stata bombardata da asteroidi e comete. Essendo queste ultime ricche d'acqua, è stato ipotizzato che quantità significative di acqua possano essere rimaste sulla Luna. Poiché l’asse di rotazione della Luna su se stessa ha una modesta inclinazione (1,5°) rispetto al suo piano di rivoluzione, il fondo dei crateri più profondi non riceve mai luce dal Sole, rimanendo perennemente in ombra. Proprio sul fondo di tali crateri si è ipotizzato che potrebbero essere presenti depositi di ghiaccio d'acqua. Finora però le missioni lunari, pur avendo tentato di confermare questa ipotesi, non sono riuscite a fornire dati definitivi.
Prima di cambiare occhiali, una rapida considerazione conclusiva: abbiamo impiegato millenni per arrivare a questo livello di conoscenza del nostro satellite sul piano fisico. Tutto ciò che riguarda il suo lato invisibile non lo avremmo mai saputo, se non ci fossimo recati là con le missioni spaziali, impiegando le eccellenze tecnologiche di cui disponevamo e mettendo in campo uno spiegamento di risorse (anche economiche) assolutamente inaudito.
PROFILO VERTICALE DELLA LUNA

Ora proveremo a guardare alla Luna in modo più ingenuo e meno tecnologicamente sofisticato. Ci basteranno i nostri occhi, e non dovremo necessariamente muoverci dalla finestra di casa. Cercheremo di usare un’altra modalità intellettiva: diciamo che proveremo a scambiare un po’ della nostra scienza e della nostra tecnologia, con un po’ dell’innocenza e della capacità di  provare stupore che caratterizzava lo sguardo con cui i nostri antenati guardavano al cielo. Dunque, con gli occhi di un’umanità bambina alziamo lo sguardo al cielo come se fosse la prima volta. Richiamiamo davanti a noi innanzitutto l’immagine di una Luna piena, per poter contemplare l’astro nella sua interezza. 
La prima cosa che notiamo sono le sue dimensioni: la Luna è davvero grande. Non ci sono altri corpi celesti così grandi lassù, a parte il Sole. A proposito: a occhio e croce il disco della Luna e quello del Sole hanno le stesse dimensioni. Sono quasi grandi uguali. Che coincidenza! Se poi proviamo a guardare i due corpi celesti in trasparenza attraverso un foglio e ne tracciamo i contorni con una matita, quando avremo finito e potremo confrontarli uno accanto all’altro ci accorgeremo che in realtà il disco del Sole è appena più grande. Dunque sono quasi grandi uguali, ma il Sole un po’ di più. 
Ora cerchiamo di notare qualcos’altro. La seconda cosa che non possiamo NON notare è che la Luna è molto luminosa. Ancora una volta: insieme al Sole è il corpo celeste di gran lunga più luminoso che si possa trovare in cielo. Il Sole però, è ancora più luminoso. Molto più luminoso. Quindi, riepilogando: per diametro del disco e luminosità il Sole e la Luna si distinguono nettamente da tutti gli altri oggetti della sfera celeste, costituiscono proprio una specie a se stante. Questa specie si presenta in due forme: una delle due è un po’ più corpulenta e vigorosa. Impossibile non pensare alla dualità maschile-femminile nella specie umana. Ecco la prima analogia: la Luna come DONNA e come FEMMINA. 
Se stiamo in osservazione abbastanza a lungo da registrare un intero ciclo della Luna, abbiamo un’importante conferma: è lungo tanto quanto l’intervallo tra due successive mestruazioni femminili. Grossomodo un mese. Piccolo inciso etimologico: la parola mese deriva dal latino “mēnsis” che è continuazione di una voce indoeuropea che significava “mese”, ma contemporaneamente anche “Luna”. Anche in greco del resto abbiamo due parole molto simile: “μήν, μηνός” significa “mese” e μήνη significa “Luna”. La parola “mestruo” viene dal latino “menstruus” che significa “mensile” e che deriva sempre da “mēnsis” (mese). Quindi anche lo studio del linguaggio in cui viviamo immersi conferma che “mese”, “Luna” e “mestruo” sono tre concetti inestricabilmente collegati. 
Dalla correlazione della Luna col ciclo fisiologico della fertilità, così come dai suoi continui cambiamenti di forma nel corso del mese, che descrivono un processo di graduale riempimento e svuotamento, si ricava una seconda analogia (che peraltro poteva già essere implicita nella simbologia di “donna”): la Luna come MADRE e come emblema della GENERATIVITÀ. Non è un caso che le prime società umane praticassero il culto della Luna, venerandola quale Grande Madre e quale Dea della Natura: le dedicavano dei riti per propiziare la FERTILITÀ e il buon esito dei raccolti, che erano tanto importanti per la sopravvivenza collettiva. Perfino nella nostra società permane l’abitudine di tenere in considerazione le fasi lunari nelle diverse pratiche agricole (semina, impianto, cure colturali, raccolta e conservazione dei prodotti). Se la Luna è donna, è madre ed è generativa, essa è in analogia e in continuità anche con tutto ciò che riguarda l’INFANZIA: la GRAVIDANZA, il GREMBO e la NASCITA - ancora oggi in qualche modo l'ostetricia e la  ginecologia ammettono l’incidenza delle fasi lunari nelle dinamiche del PARTO - e poi la NUTRIZIONE DELL’INFANTE e quindi il LATTE, che è l’alimento dei bambini per eccellenza e che richiama la Luna anche per il suo aspetto e il suo colore. Dal grembo al VENTRE, dal latte al SENO: i cicli lunari di riempimento e svuotamento ricordano anche il modo in cui la mammella si riempie di latte, per poi essere svuotata con ogni poppata.
Dunque Luna e Sole formano una specie a sé stante. Già gli astrologi dell’antichità li consideravano “luminari”, piuttosto che corpi celesti. All’interno di questa “specie” il Sole è l’individuo di genere maschile e la Luna è l’individuo di genere femminile. Il Sole è il luminare del giorno, la Luna il luminare della notte: pur potendo essere presente in cielo anche nelle ore diurne, è solo in quelle notturne che il suo chiarore domina pressoché incontrastato nell’atmosfera. Del resto, anche un passo della Bibbia dice: " ...e fece Dio due luminari grandi e il luminare più grande che presiedesse al giorno e il luminare più piccolo che presiedesse alla notte..." (Genesi 1.16). Così i termini “solare” e “lunare” hanno finito per riferirsi a quelle attività umane che erano rispettivamente connesse con le ore diurne e con le ore notturne: il Sole con il lavoro, con le attività compiute lontano da casa, con il dispendio energetico, la Luna con le ore di INTIMITÀ e di riposo trascorse in FAMIGLIA, in CASA, nel LETTO. 
Qui c’è un collegamento tra le analogie derivate: cosa sono la casa e la famiglia se non un nuovo grembo che riaccoglie ogni notte l’essere umano fornendogli relativa protezione e sicurezza nelle ore in cui sarebbe più vulnerabile a causa del buio e della necessità di riposare? Estendendo l’analogia possiamo considerare anche la PATRIA come un ulteriore tipo di grembo materno, un’estensione della famiglia all’intero popolo di una nazione.
Se il Sole è in analogia con la chiarezza della coscienza vigile, la Luna lo è con la nebulosità del SONNO e del SOGNO. Non solo per il richiamo alla notte, ma anche per la profonda differenza di carattere e di qualità della sua luce. Mentre la luce del Sole è calda, abbagliante e splendente, quella della Luna è fredda, tenue e distante. Mentre la luce del Sole è diretta e, come un raggio laser, illumina e definisce ciò che tocca, lasciando in ombra il resto, quella della Luna è diffusa e sfuma tutti i contorni. Assomiglia più all'immagine di una lampada in uno specchio. La natura della luce solare emana vitalità, energia, calore e inclina le persone all’estroversione, mentre la natura della luce lunare esprime più il mondo delle EMOZIONI, degli STATI D’ANIMO e si presta a far emergere L’INTERIORITÀ. Di fronte a una Luna piena il nostro stato emotivo tende ad essere amplificato, sia che siamo inclini al romanticismo, sia che ci sentiamo nostalgici, o addirittura tristi e soli, o inquieti e ansiosi. La luce solare tende invece a coprire il nostro stato emotivo, in misura direttamente proporzionale a quanto illumina e rischiara il mondo.
C’è insomma un’analogia tra l’indefinitezza della luce lunare, e il carattere indefinito di quella funzione psicologica che sono le emozioni, così permeabili a ogni sollecitazione e pronte a sfumare rapidamente l’una nell’altra. 
Questa indefinitezza non la ritroviamo solo nel carattere della luce della Luna, ma anche nel suo comportamento complessivo, sopratutto in rapporto a quello del Sole. Quest’ultimo appare, paragonato alla Luna, statico e immutabile: ha sempre la stessa forma, sorge e tramonta sempre nello stesso momento della giornata e negli stessi punti cardinali (est-ovest). Intorno a mezzogiorno si trova sempre al suo zenith. Gradualmente, nel corso dell’anno la sua traiettoria in cielo si estende e lo porta a disegnare un arco sempre più ampio, man mano che si va verso il solstizio d’estate. Tale tendenza, poi, si inverte per tutto il semestre che porta al solstizio d’inverno. Questi cambiamenti, però, avvengono in modo metronomicamente regolare. Il Sole detta i tempi e scandisce le nostre giornate, così come i cambiamenti stagionali, e lo fa come muovendosi dentro dei limiti molto precisi. La Luna invece muta di continuo e sembra non conoscere limiti di sorta: ogni volta cambia forma, colore e traiettoria. Sembra anche non avere orari: se non si dispone di un calendario lunare è difficile sapere quando e dove si degnerà di sorgere o tramontare. 
La Luna è dunque l’emblema della MUTEVOLEZZA, e il suo comportamento estroso ha un’analogia con l’UMORALITÀ, la CAPRICCIOSITÀ, l’INSTABILITÀ, ma al positivo anche con la FANTASIA e l’IMMAGINAZIONE. Per la sua indefinitezza ha un’analogia con la PERMEABILITÀ, la SENSIBILITÀ e l’EMPATIA. La persona empatica e sensibile è una persona che ha bordi più labili e, in conseguenza di questo, tende ad entrare più facilmente in risonanza con lo stato emotivo del prossimo. Per il fatto di avere una faccia perennemente nascosta, ma anche per il fatto di sparire completamente dalla vista all’inizio di ogni suo ciclo, e per la correlazione col buio e con la notte, la LUNA è in analogia con l’INCONSCIO, quella parte del nostro Io che, pur restando nascosta alla nostra coscienza diurna, non è affatto meno reale e meno influente. 
C’è poi un’altra analogia che si può trarre dal tema della mancanza di bordi, ed è quella con l’ACQUA. L’acqua è il rappresentante tra gli elementi dello stesso principio primo di cui la Luna è il rappresentante tra i corpi celesti. Acqua e Luna condividono i tratti della RICETTIVITÀ e della PASSIVITÀ. In senso lato anche della PIGRIZIA. L’acqua non ha forma propria, può solo riceverla dal contenitore in cui la si versa. Inoltre, non può muoversi che in caduta, sfruttando la gravità: non ha alcun potenziale energetico per muoversi in senso contrario. L’acqua, se lasciata cadere, scorre all’interno degli argini che trova per lei predisposti: se non ne trova, si disperde in tutte le direzioni. Se non riceve alcuno stimolo al movimento, ma può essere contenuta entro dei bordi, si acquieta e diventa stagnante. Allo stesso modo, la Luna non produce luce attivamente e non produce calore alcuno. Illumina a freddo, per così dire, in quanto non emette ma solo riflette la luce solare. Anche l’acqua è fredda e non ha calore proprio. Tuttavia, se scaldata, può trattenere il calore per un certo tempo, restituendolo poco per volta. Le grandi masse d’acqua della Terra, come laghi, mari e oceani, contribuiscono infatti a temperare il clima dei luoghi che vi si affacciano, restituendo di notte il calore immagazzinato durante le ore più calde del giorno e, anche su scala stagionale, rendono meno rigidi gli inverni tramite la restituzione all’ambiente del calore che hanno incamerato durante l’estate. Il trattenere è in continuità col ricevere, è in analogia con l’ingravidamento e rappresenta una forma di MEMORIA. Anche la Luna ha un’analogia con la memoria. Essa, infatti, pur mutando continuamente e incessantemente, in apparenza in modo capriccioso, mostra nel lungo periodo (se la si osserva per il tempo necessario) la tendenza a ripetere sempre le medesime figure. Non ha la meccanicità metronomica del Sole, ma piuttosto una natura elastica in virtù della quale, a un certo punto, deve sempre tornare a uno stato iniziale da cui era partita (questa proprietà dei corpi elastici è detta “memoria di forma”). 
Tra i metalli, l’analogo della Luna è l’ARGENTO. Oggi siamo circondati da moltissime superfici artificiali cromate e super-riflettenti, e facciamo fatica ad essere stupiti dal luccichio di questo minerale, ma, nell’antichità, esso si distingueva, una volta che era stato lavorato, proprio per la capacità di riflettere la luce, e, per questa proprietà, fin dalla notte dei tempi è stato associato al luminare femminile, di cui richiama tra l’altro alcune sfumature cromatiche. Anche l’oro è molto luccicante, ma per il suo colore è stato da sempre associato al Sole. Il tema della memoria conferma la correttezza dell’associazione tra l’argento e la Luna: l’argento è la sostanza alla base di tutta l’epopea della fotografia chimica, per la sua proprietà di essere sensibile alla luce e di saperla “trattenere”. La superficie fotosensibile cosparsa di argento quando è esposta alla luce viene “impressionata” e consente la cattura dell’immagine. La fotosensibilità dell’argento è nota da molto secoli prima dell’invenzione della fotografia, che risale agli anni ’30 del XIX secolo. La vera difficoltà tecnica da superare per arrivare ad avere la fotografia fu non tanto quella di capire come impressionare una superficie coi raggi luminosi, quanto piuttosto come poter controllare questo processo e in particolare come poterlo arrestare al momento opportuno, evitando la bruciatura dell’intera immagine.
CONCLUSIONI
Il pensiero analogico ci inclina a notare e a dare peso a cose che con il pensiero ordinario non cogliamo più. È come se, a causa della deriva materialistica della nostra cultura e dell’onnipervasività di un pensiero unico, iper-razionalista e iper-scientista, molti aspetti del mondo e della vita ci rimanessero ormai nascosti. In realtà nessuno ci nasconde nulla: siamo noi che non vogliamo e non sappiamo più vedere! La mentalità corrente non sa più cosa farsene di queste cose: a che servono delle sciocche analogie, se non hanno nulla di scientifico? Tutt’al più esse possono essere investite da una curiosità divertita, possono divenire l’oggetto di erudizione storica da parte di qualche studioso che le guarda come reperti del folclore di un remoto passato, come tracce lasciate da un’umanità acerba, ancora impastoiata nel pensiero magico. Ma ecco, proprio questo succede a chi si accosta all’astrologia: che trova dei riscontri. Praticando questa disciplina le analogie apparentemente ingenue e senza significato si dimostrano capaci di cogliere insospettabili aspetti del reale. Non solo queste conoscenze ci servono per stilare gli oroscopi, coi quali possiamo guadagnare conoscenza di noi stessi e del prossimo, ma anche hanno un valore in sé, perché ci aiutano ad avere una conoscenza più profonda della realtà. Ci mostrano, ad esempio, che alcuni attributi in natura non si danno indipendentemente l’uno dall’altro, ma formano sempre degli arcipelaghi di significato. Ad esempio: il tratto di vivere immersi nelle emozioni, si accompagna necessariamente alla sensibilità e all’empatia, ma allo stesso tempo inclina anche alla lunaticità, alla pigrizia e alla passività. Un filo sottile unisce questi ed altri attributi, ma per il pensiero ordinario esso è completamente invisibile.
Forse usare il 100% del nostro cervello non significa aumentare a dismisura il quoziente intellettivo, o aumentare indefinitamente la nostra capacità di conoscenza di tipo scientifico del mondo. Piuttosto, potrebbe avere a che fare con la capacità di saper alternare diversi modi di usare il pensiero, i quali sono anche modi diversi di guardare alle cose. Questi due diverse posizioni non solo si possono integrare, sommando la propria rispettiva capacità di illuminare porzioni diverse della realtà, ma anche si possono fecondare e potenziare a vicenda. Un pensiero maschile, che è per se stesso separante, che procede cioè dividendo e creando categorie, può diventare completamente sterile e condurre al nulla e al vuoto di significato, se non si accompagna a un pensiero femminile che, ragionando per analogia, trova senso nel mettere le cose in relazione tra loro. Questo pensiero femminile può connettersi a porzioni di verità che non sono meno cospicue, ma che sono tra l’altro intrise di senso e dense di significato. A cosa ci è servito vivisezionare il nostro satellite, classificarne ogni solco, capire ogni cosa dei suoi moti e della sua composizione interna? A cosa ci è servito inviare le esplorazioni spaziali fin sulla sua superficie? E infine: cosa è diventata la Luna, dopo che l’abbiamo illuminata con tutta la nostra scienza?

BIBLIOGRAFIA
Will-Erich Peuckert - L’astrologia (Roma, Ed. Mediterranee, 1973)
Dane Rudhyar - Il ciclo di lunazione (Roma, Ed. Astrolabio, 1985)
Lidia Fassio - Simbologia della Luna (Roma, Ed. Spazio Interiore, 2013)
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