L’astrologia è stata finora tenuta ai margini della nostra cultura, rinchiusa in quel contenitore angusto che è il giochino sciocco dell’oroscopo segnosolare: quello che fa finta di poterti dire in tre righe come sarà la tua giornata, la tua settimana o il tuo anno, solo sulla base della tua appartenenza all’uno o all’altro segno zodiacale.

Lavoro, soldi, amore, salute. 
Una stella, tre stelle, due stelle, tre stelle.

Questo frivolo e inconsistente passatempo è, allo stesso tempo, la ragione di una certa superficiale popolarità della parola “astrologia”, ma anche la causa dello screditamento della vera e propria disciplina che porta questo nome. Senza possibilità di riscatto.
Le cose stanno così da secoli; dal tempo ormai antico in cui fu sancito il trionfo dei lumi della ragione contro le tenebre del fanatismo e della superstizione. Eppure, schiere sempre più folte di curiosi e appassionati si sono dedicate allo studio dell’astrologia nel corso degli ultimi decenni. Si sono anche formate delle vere e proprie scuole; alcune di un certo valore. Frequentandole, ho avuto modo di conoscervi persone di spessore culturale e, in alcuni casi, anche con una formazione scientifica rigorosa. Quindi, so per certo che ci sono diverse persone che in qualche modo appartengono all’élite culturale, per così dire, e che, a vario titolo, hanno accostato il simbolismo astrologico acquisendo una qualche forma di familiarità con esso. Tuttavia, fino ad oggi ciascuno ha tenuto questa frequentazione per sé, come un fatto strettamente privato. Negli ambienti accademici e nei posti che contano l’astrologia rimane impresentabile, oggi come cinquant’anni fa. La mia scommessa è che non sarà così ancora per molto. 
Ciò non significa in alcun modo che io abbia a cuore di  diffondere l’astrologia a dispetto dei santi. L’astrologia a mio parere non ha bisogno di sponsor e non ha bisogno di essere diffusa, ma solo di essere correttamente intesa e praticata: ho creato questo sito, oltre che per lavorare, per immettere nel mondo le mie idee a questo riguardo.
L’astrologia si diffonderà, e anzi, si sta già diffondendo a macchia d’olio, per forza propria. Moltissime persone avvertono il fascino e la pregnanza dei segni zodiacali, pur non sapendone quasi nulla. Si riconoscono in almeno alcune delle caratteristiche del segno a cui “appartengono”, così come vengono riduttivamente spiegate nei contesti dell’astrologia “popolare”. Non immaginano neppure che quella sia in realtà solo una minuscola frazione di quanto i simboli astrologici avrebbero da dar loro. 
Quindi, con buona pace di coloro che si costituiscono come suoi detrattori, senza essersi presi nemmeno la briga di fare un tentativo serio e scevro da preconcetti di capire in cosa davvero consista e cosa abbia da dare, l’astrologia funziona, pur nella eterogeneità delle scuole e delle impostazioni, pur nella prossimità con varie forme di mistificazione e cialtroneria che fino ad ora l’hanno indubbiamente caratterizzata. Funzionando, non potrà che guadagnare sempre più spazio. Il punto cruciale, dunque, non è tanto la diffusione dell’astrologia, quanto piuttosto la modalità con cui questa diffusione avverrà. 
È sotto gli occhi di tutti che la nostra civiltà abbia qualche problema, e molti segnali lasciano presupporre che non ci troviamo troppo lontani dalla soglia di passaggi epocali dai quali potrebbe non esserci ritorno. La mia speranza, che è anche il mio ideale e il mio proposito, è che l’astrologia, nel suo piccolo, e al di là degli aspetti oscuri e un po' inquietanti che pure fanno parte del suo profilo, possa riuscire a rappresentare in questi frangenti un fattore positivo di trasformazione, sprigionando tutto il proprio potenziale luminoso. La nostra cultura decadente è ammalata a causa di un modo di pensare appiattito e unilaterale che ha estremo e urgente bisogno di un necessario controbilanciamento. Questo pensiero ultra-tecnoscientista, ultra-razionalista, ultra-materialista, ultra-utilitarista, che è dominante almeno nel cosiddetto "mondo civile" (e conseguentemente nel mondo intero) ha ormai da moltissimo tempo cessato di rappresentare un fattore evolutivo, e ormai non è più nemmeno soltanto un freno, ma proprio una causa diretta dello sfacelo a cui ci stiamo avviando col piede schiacciato a tutta forza sull’acceleratore.
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