​​​​​​​COS'È L' ASTROLOGIA E COME FUNZIONA 

Schematicamente, possiamo condensare in quattro postulati le idee più importanti riguardo a cosa sia l’astrologia e su quali presupposti funzioni. Quattro proposizioni che, senza essere evidenti di per sé e senza essere dimostrate, è necessario assumere come fondamento teorico della disciplina al fine di poterla comprendere.

PRIMO POSTULATO:
Il tempo ha un'essenza qualitativa
Di questa qualità non sappiamo più nulla. Per noi il tempo è un numero, una quantità. È qualcosa che misuriamo, che adoperiamo per ragioni pratiche, organizzative, di ottimizzazione dell’efficienza. È il tempo degli orologi, dei calendari, dei planner annuali. Se il tempo si carica di una qualità, è perché siamo noi a conferirgliela. Certi momenti ci diventano più simpatici o antipatici di altri sulla base dell’uso che ne facciamo, delle cose che ci sono accadute in passato, delle abitudini legate al lavoro, al tempo libero, alle vacanze. Ma la qualità del tempo di cui parla il primo postulato dell’astrologia, non è questa, bensì una qualità intrinseca del tempo, che viene prima dell’uso che noi facciamo del tempo medesimo. È una qualità in cui siamo immersi, ma di cui nondimeno ignoriamo completamente l’esistenza.
La qualità del tempo è legata innanzitutto a dei cicli, che possono essere quotidiani oppure annuali, stagionali. Le ore del tramonto hanno un’essenza diversa rispetto a quelle di mezzogiorno o dell’alba. I giorni intorno al solstizio d’inverno hanno una qualità del tutto diversa rispetto ai giorni d’estate o a quelli intorno agli equinozi. Ogni anno a dicembre fa più freddo che a giugno, alle nostre latitudini. Le giornate durano meno. La natura si ritira in se stessa, il suo impulso alla germinazione si riduce al minimo. Queste manifestazioni tornano ciclicamente, in modo regolare e prevedibile. 
Naturalmente noi abbiamo spiegazioni scientifiche per questi fenomeni: il moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole, l’inclinazione dell’asse terrestre rispetto alla perpendicolare del proprio piano orbitale, etc. Fenomeni che vengono descritti e spiegati con leggi precise, con il supporto di calcoli matematici, e verificate per mezzo di esperimenti replicabili. Il primo postulato dell’astrologia, afferma che c’è un fattore causale di ordine logico superiore, benché inafferrabile e difficilmente dimostrabile con esperimenti scientifici, ovvero la qualità del tempo, che determina e spiega gli stessi fenomeni. La qualità del tempo non nega e non sostituisce le spiegazioni causali teorizzate scientificamente. E non è neppure un fattore aggiuntivo, che si unisce agli altri. La qualità del tempo è solo un altro modo di guardare alle stesse cose, da un punto di vista diverso. Da questa prospettiva, le leggi scientifiche con cui nella nostra epoca spieghiamo la differenza tra l’estate e l’inverno potrebbero essere interpretate come le esecutrici della “volontà” insita nella qualità del tempo (per così dire), nel suo atto di attraversare tutti i piani della realtà. Si tratta quindi di due punti di vista che non solo non si escludono di necessità, ma anzi si possono integrare. Uno possiede i crismi del metodo scientifico, sicuramente lo strumento più adatto ad aumentare la nostra conoscenza del mondo fisico e dei suoi fenomeni, l’altro ci aiuta a non perdere uno sguardo più poetico e immaginativo sulle cose del mondo, e anche a tenere una porticina aperta sul trascendente, ovvero su quegli aspetti della realtà che non ricadono nella sfera della conoscenza sensibile e sui quali non è detto che si debba rinunciare a dire alcunché, solo perché non sono empiricamente verificabili.
Oltre alla qualità del tempo che si riflette in modo ricorrente nei processi ciclici della natura, vi è anche una qualità più specifica, più caratterizzante ogni singola unità di tempo. Ad esempio, il 21 dicembre del 1978 aveva una qualità diversa rispetto al 21 dicembre del 2008, al di là del fatto che le caratteristiche stagionali fossero sovrapponibili. In questo senso, si può proprio dire che ogni istante ha una essenza qualitativa sua propria, unica, irripetibile. 

SECONDO POSTULATO: 
La qualità del tempo attraversa tutti i piani della realtà e informa di sé ogni cosa, 
determinando su ciascun piano specifici effetti 
La concezione del mondo che meglio si accorda col funzionamento dell’astrologia è una sorta di platonismo sui generis. Il filosofo greco Platone, in una delle sue dottrine più celebri, affermava l'esistenza di forme ideali eterne, immutabili, e incorruttibili, che egli chiamava “idee” e che intendeva quale più alta verità e ragione ultima di tutte le cose: dalle idee avrebbe infatti origine il mondo sensibile, quale noi lo percepiamo, che è invece soggetto al divenire, alla corruzione, e alla morte. Insomma secondo Platone alla base della realtà ci sarebbero dei principi primi, di natura non materiale, a partire da cui poi si configurerebbe tutto ciò che è fisico e concreto. È un modo di pensare diametralmente opposto a quello del nostro senso comune: ad esempio, secondo questa teoria l’idea di sedia preesiste alla sedia concreta. Se non fosse esistita nel mondo delle idee un’idea di sedia, nessuno avrebbe mai potuto realizzarne una concretamente. Oggigiorno siamo più propensi a pensare che se abbiamo l’idea di sedia in noi, è perché abbiamo incontrato delle sedie nella nostra esperienza diretta del mondo fisico, e a partire da quella ci possiamo fare il concetto di sedia. Secondo la visione del mondo platonica, invece, all’origine di tutto c’è l’idea, una forma ideale, archetipica, la cui natura trascende il mondo fisico esperibile coi sensi.
In una prospettiva filo-platonica, il secondo postulato dell’astrologia può essere commentato così: alla base della molteplicità delle manifestazioni della realtà starebbero un numero limitato di unità, o principi primi, o idee archetipe. Sarebbero queste delle qualità originarie, di natura metafisica, che hanno una validità universale, capace cioè di rendere conto di tutto quello che avviene nei diversi piani delle forme di manifestazione. In questa prospettiva, la realtà sarebbe costituita da un ristretto numero di principi primi (prospettiva verticale) che si manifestano tramite dei rappresentanti in un numero potenzialmente illimitato di piani di manifestazione (prospettiva orizzontale): piante, verdure, animali, organi del corpo umano, malattie, luoghi, località, colori, strumenti musicali, stili edilizi, e via dicendo. In ciascun piano di realtà, ogni principio primo avrebbe dei rappresentanti, che sarebbero in altre parole esponenti a tutti gli effetti del piano stesso, ma che incarnano contestualmente gli attributi del principio primo. Quindi, esisterebbe sia una suddivisione orizzontale della realtà in piani, sia una suddivisione verticale in catene di principi.

TERZO POSTULATO: 
Se si conosce molto bene un piano della realtà, osservando cosa succede lì in un certo momento è possibile derivarne - per analogia - informazioni sulla qualità del tempo attuale e su ciò che avviene in altri piani di manifestazione simultaneamente.
I principi primi, o idee archetipe che stanno alla base della realtà, sono eterni e immutabili, ma non immobili. Lungo lo scorrere del tempo creano le forme e le dinamiche più disparate interagendo tra loro. Si potrebbe descrivere la qualità del tempo proprio nei termini di una certa configurazione, unica e irripetibile, di queste qualità originarie in ogni dato momento. A volte può essere prevalente un certo principio, o un mix di principi. Altre volte, possono essere prevalenti altri principi, o mix di principi. I principi primi creano dei rapporti: interagiscono, si fronteggiano, vanno a braccetto, si congiungono, si separano, si alleano, si contrastano. Nei modi più vari. Il terzo postulato dell’astrologia afferma che, se si è imparato a conoscere molto bene un piano orizzontale di manifestazione della realtà, dalla constatazione di ciò che si manifesta su quel piano in un certo momento si possono trarre informazioni riguardo alla configurazione attuale dei principi primi (e dunque sulla qualità del tempo). In tal modo è anche possibile fare delle ipotesi su cosa possa accadere contemporaneamente anche in altri piani di manifestazione. 
Ragionando un po’ per assurdo, giusto per aiutare la comprensione del postulato con un esempio concreto, si potrebbe scegliere come piano di osservazione il mondo animale, trovare per ogni principio primo un animale che lo rappresenta, mettere questi animali all’interno di un recinto, costituendo una sorta di zoo sperimentale. Stando ad osservare per un certo tempo come si muovono, cosa fanno e come interagiscono, in linea di principio si dovrebbero poter trarre spunti per comprendere cosa avviene in altri ambiti: ad esempio la situazione politica internazionale, i mercati finanziari, l’andamento di una pandemia. Quindi: per analogia, l'osservazione di un piano consente di conoscere un po' anche gli altri piani. Ovviamente, premesse fondamentali per poter fare una cosa del genere sono:

1. l’aver individuato correttamente i rappresentanti dei principi primi nei piani di realtà;
2. la conoscenza delle corrispondenze verticali tra un piano e l’altro;
3. la capacità di interpretare le suddette corrispondenze trasferendo per analogia le osservazioni compiute su un piano ai rapporti esistenti su un altro piano.

QUARTO POSTULATO: 
La sfera celeste è un piano di osservazione ideale a cui applicare il pensiero analogico, per cercare di cogliere l'essenza qualitativa del momento e trarre informazioni su ciò che avviene in altri piani di manifestazione simultaneamente.
Nel corso della storia molti piani sono stati utilizzati per questi scopi. Pensiamo ad esempio agli auspici degli antichi romani. La parola “auspicium” in latino si forma da “avis” (uccello)” e “specio” (guardare). Gli antichi romani leggevano la qualità del tempo dal comportamento dei volatili. A seconda della specie, del canto, del numero, del movimento, della direzione del volo, alcuni sacerdoti preposti, che si chiamavano àuguri o àuspici, tracciavano dei segni immaginari nel cielo che poi venivano riportati per proiezione sul pavimento, creando una specie di mappa che andava poi interpretata. Un’altra forma di lettura della qualità del tempo, più cruenta, era l’aruspicina, da “ar” (fegato) e “specio” (guardare), con la quale si esaminavano allo stesso scopo le viscere, soprattutto fegato ed intestino, di animali sacrificati per trarne dei segni. Gli antichi facevano queste cose all’interno di una ritualità sacra. Non parlavano di qualità del tempo, ma di "volere degli dei". Perciò a proposito di queste pratiche si usa il termine “divinazione”. In linea di principio è indifferente quale piano si utilizzi come punto di partenza per le proprie osservazioni. In pratica però non tutti i piani si sono dimostrati ugualmente adatti. Il piano dello zoo dei principi primi sarebbe abbastanza scomodo, sconsigliabile per un uso quotidiano e continuativo. La ricerca del piano ideale di osservazione ha mostrato che il cielo stellato e un piano particolarmente valido, per queste ragioni:
1. Vi si trovano rappresentanti di tutti i principi primi: gli astri. Col termine astro si intende qualunque corpo luminoso della sfera celeste (stella, satellite, pianeta).
2. Questi rappresentanti restano sempre osservabili anche quando interagiscono, senza mescolarsi o confondersi.
3. Questi rappresentanti hanno un comportamento che è calcolabile in termini matematici, ciò che rende possibile anche un'interpolazione per il passato e il futuro senza dover stare costantemente in osservazione.
Le posizioni dei pianeti sono codificate in apposite tavole che si chiamano "effemeridi". Al giorno d’oggi un software astrologico che si usa col proprio smartphone, contiene le effemeridi della NASA affidabili fino al 2400 d.C.. Questo non solo ci solleva dall’onere di stare in osservazione per il momento presente, ma ci garantisce un ulteriore vantaggio: ci consente di spostare (virtualmente) avanti e indietro le lancette del tempo a nostro piacimento, per scrutare le posizioni planetarie in qualunque momento del passato o del futuro.
Ciò che è importante capire è che, quando l'astrologia parla di Saturno, in realtà intende parlare di un principio primo, originario, di cui il pianeta Saturno è un rappresentante. L’astrologia è una dottrina dei principi primi, non delle stelle. Utilizza il piano celeste solo per il lavoro pratico. Il fondamento dell’astrologia non si basa su un nesso di causalità. L'astrologia non implica e anzi non ammette l'influsso degli astri sugli uomini. Mettere in correlazione delle cose, è molto diverso da dimostrare nessi di causa ed effetto. L’astrologia non studia gli influssi dei corpi celesti sulle nostre vite, ma è una sorta di strumento di misurazione della qualità del tempo. Oroscopo deriva dal greco ὡροσκόπος, composto di “ὥρα” (ora) e “σκοπέω” (osservare). L’oroscopo è, nell’etimo, l’atto di "guardare nell’ora".
Quindi l'astrologia è una sorta di strumento di misurazione della realtà che, tra l'altro con grande precisione, mostra delle cose (esprimendole con un codice simbolico che va interpretato) senza produrle. Anche il termometro misura la temperatura, senza produrla. Gli astri non hanno nessuna influenza sulla terra e sulle vicende umane. Ciò che ha una influenza, è la qualità del tempo: la pregnanza qualitativa dell’istante. Ma non si può concettualizzare questa influenza come una forza esterna, che sopraggiunge dall'esterno a produrre degli effetti e a perturbare il corso degli eventi. La qualità del tempo È il corso stesso degli eventi. Il tempo emana la propria qualità, la sprigiona dall’interno. È qualcosa di connaturato alle vicende umane, non un ente esterno che giunge a influenzarle, distogliendole dal proprio naturale sviluppo.

BIBLIOGRAFIA:
Thorwald Dethlefsen - "Astrologia: una rappresentazione della realtà". 
In "Il destino come scelta" (Roma, Ed. Mediterranee, 1984).
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